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Sono squarci di luce, o forre d'ombra; giorni incendiati o spenti; orme imperfette di ali che sono passate nel cielo livido, lasciandovi un segno, appena un ricordo lontano d'un loro rapido transito, le opere ultime di Bendini. In modo non dissimile, in fondo, da quella prima sua stagione, subito alta e assoluta: sospinto sempre, e quasi costretto, da quella oscillazione perenne fra flagranza ed assenza, a immaginare una 'figura che non ha somiglianze: sognata, fantasmatica, "quasi metafisica" è stato detto (F. Gualdoni) - fluttuante fra vero e realtà mai avvistata, fra memoria e avventura della mente. Una 'figura che è come se stringesse le ragioni dell'esistenza un attimo prima di precipitarsi nella voragine che l'avrebbe risucchiata. In un bilico serbato ad ogni passo, che Francesco Arcangeli ha per primo intuito al fondo della sua opera, e che l'ha fomentata d'ambiguità. (F. D'Amico)